Difesa posizionale contro attacco posizionale è un tema di sicuro interesse che deve essere analizzato con cura e precisione. Per questo motivo in questo scritto il coordinatore delle nazionali giovanili italiane traccerà la strada spiegando i presupposti imprescindibili, nel prossimo entrerà nei dettagli dei comportamenti da attuare con le esercitazioni per migliorare.
L’allenatore che prepara una partita e che ha impostato un percorso didattico in allenamento è colui che sceglie l’atteggiamento di massima che la propria squadra dovrà adottare durante una gara. Negli articoli apparsi sugli scorsi numeri abbiamo visto cosa comporta utilizzare una pressione alta e optare per costruire dal basso, oltre a scoprire come gestire un attacco posizionale contro le difese attendiste.
Per proseguire il ciclo iniziato, in questo scritto e nel prossimo vedremo la difesa posizionale che si confronta con un attacco posizionale. Il concetto di partite nella partita rende molto bene l’idea che per avere la meglio sull’avversario bisogna essere più bravi nella gestione e nella risoluzione di queste mini-gare che si vengono a creare all’interno dell’incontro stesso. Abbiamo osservato che per agire al meglio in tutti i contesti bisogna adottare un sistema o struttura che ogni volta cambia; quindi la nostra squadra non può rimanere ancorata al concetto di sistema inteso come unico riferimento per la disposizione nel rettangolo di gioco, ma deve saper adoperare diverse organizzazioni in relazione alla situazione che si presenta (figura 1).
Venendo alla decisione di una difesa posizionale, questa potrebbe essere dettata da una preferenza strategica collegata al tipo di partita da disputare, ma potrebbe anche verificarsi nel caso in cui l’avversario sia talmente abile e superiore nel palleggio da costringerci ad abbassarci per difenderci.
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