La prima parte dell’intervista all’allenatore del Verona Ermes Morini l’abbiamo pubblicata sul numero di febbraio. In questo scritto, vi proponiamo ulteriori risposte del mister dei numeri uno emerse nell’intervista con Claudio Rapacioli.
Lavori più sulla tecnica o sulle situazioni?
«Sono fondamentali entrambi. Mandorlini nell’arco della settimana opera molto con la squadra schierata e propone situazioni che coinvolgono anche il numero uno, in particolare nelle partitelle a tema. E quindi la componente situazione si sviluppa bene anche in tale contesto. La tecnica è di mia pertinenza, ma cerco spesso di utilizzare esercitazioni che combinino le due componenti».
Come prepari la partita della domenica coi portieri?
«Abbiamo una serie di filmati degli avversari, con le loro caratteristiche, le situazioni ricorrenti, le conclusioni, movimenti e le palle inattive. Li mostro ai ragazzi e ne discutiamo insieme. L’importante poi è che il portiere quando va in campo sia preparato mentalmente alle situazioni che può incontrare».
In che modo analizzi la gara precedente con il portiere?
«Non sono un allenatore che sta troppo addosso ai suoi atleti. Non vi è un’analisi costante dopo ogni gara, la facciamo solo quando serve. Se ho dei dubbi, guardo e riguardo il video, poi ne parliamo e vediamo insieme cosa è accaduto, in modo da ragionare sui particolari. Se occorre, ci comportiamo allo stesso modo sul campo».
Quanto è importante la componente psicologica per il portiere e quanto può influire il preparatore dei portieri in questo ambito?
«Non penso sia necessario fare sedute di terapia a livello psicologico – scherza Ermes. È determinante l’atteggiamento durante la settimana, sempre positivo e sempre improntato a trasmettere fiducia e coraggio. Questo è il modo per avere un portiere forte di “testa”! Puoi essere bravo tecnicamente, tatticamente, ma se al primo errore ti “butti giù”, non puoi essere competitivo».
Che differenza c’è tra allenare i portieri delle prime squadre e quelli del settore giovanile?
«In prima squadra devi essere al servizio dei ragazzi, assecondare le loro caratteristiche e cercare di esaltarne la qualità, senza snaturarli, e di migliorare quelli che possono essere i loro difetti. Devono mantenere un livello di rendimento elevato il più a lungo possibile durante la stagione. Nel settore giovanile si hanno molte più responsabilità a livello di esempio, di formazione e di insegnamento. Poi, c’è tutto un bagaglio tecnico che devi sapere trasmettere ai ragazzi, grazie a una programmazione che li porti alla fine del “percorso” ad avere delle basi tecniche indispensabili per proseguire la propria carriera. In prima squadra, l’obiettivo di lavoro è immediato, nei giovani è più a lungo termine».
Cosa consigli a chi vuole intraprendere la carriera di preparatore dei portieri?
«L’umiltà prima di tutto. Non devi mai pensare di possedere il “verbo”, ma metterti sempre in discussione. Poi, si deve sempre essere a disposizione dei propri atleti cercando di trasmettere loro il più possibile».