Una nuova serie di articoli sui gesti tipici dei numeri uno. Sarà analizzata nei dettagli la tecnica esecutiva con fotografie ad hoc e verranno proposte alcune esercitazioni per migliorare.
La presa sin dagli anni ‘60 era considerata uno degli aspetti tecnici utilizzati per definire la bontà o meno di un portiere. In quel periodo storico, in cui la maggior parte degli italiani economicamente era in difficoltà, il guanto da portiere veniva visto come un lusso che pochi potevano permettersi. E, se la domenica il numero uno entrava in campo senza, nessuno lo accusava di certo. Pertanto, molti portieri continuarono a giocare senza guanti, anche quando questo indumento incominciava a diffondersi. Il guanto infatti, in quel periodo, non era niente più che un oggetto rudimentale coi portieri che si affannavano per individuare il materiale più adatto per migliorare, anche solo di poco, la presa. Sotto il profilo strettamente calcistico, un momento determinante per la storia di questo “mezzo” e quindi “della presa per il portiere”, è stato il passaggio dal pallone in cuoio a quello in materiale plastico agli inizi degli anni ‘70.
Il nuovo materiale utilizzato per i palloni ha reso sicuramente più veloce il gioco e spettacolare la varietà delle soluzioni balistiche degli specialisti del calcio da fermo, ma ha aumentato le difficoltà di presa da parte dell’estremo difensore, sia per la potenza e l’effetto della conclusione sia per la lettura delle traiettorie. I portieri, che hanno giocato a cavallo delle ere del pallone in cuoio e di quello plastificato, hanno confermato che i primi avevano cuciture così spesse, che fornivano veri e propri appigli per la presa. Inoltre, queste cuciture, con la pioggia, tendevano a ispessirsi, favorendo ulteriormente l’aggancio; questo rappresenta uno dei motivi per cui si riusciva a giocare anche a mani nude o con guanti di pelle leggera. I palloni plastificati, al contrario, hanno portato i numeri uno a non poter fare a meno dei guanti, sia per la velocità raggiunta dalla palla, sia per il sistema di gioco moderno, e a consolidare, quindi, altri fondamentali, come la respinta e la deviazione (Ferrari & Ferron, 2010).
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