La didattica di questa tipologia di interventi, l’importanza dello spostamento e le esercitazioni per migliorare.
In questo ultimo articolo di questa serie riferita alla tecnica del portiere, analizzeremo la parata in tuffo, indipendentemente dal fatto che possa essere eseguita in presa o in deviazione. L’attenzione sarà, infatti, posta sulle modalità di spostamento da eseguire per effettuare l’intervento. Nel 2006 è stato pubblicato il libro-DVD “L’attacco alla palla” (Filippi, 2006), un ausilio didattico che condizionò il pensiero di molti allenatori di portieri. Parecchi, infatti, considerarono come unica strategia di intervento l’attacco della palla. In realtà, l’idea originaria non era certo quella di far nascere una “moda”, ma di studiare una tra le soluzioni “tecniche e tattiche” che il numero uno deve conoscere e utilizzare in partita. L’attacco della palla è sicuramente uno degli aspetti che ha caratterizzato le nuove generazioni di numeri uno, ma l’estremo difensore di oggi, come quello di ieri, deve essere capace di effettuare anche parate in distensione, con la corretta tipologia di spostamento per rendere la propria azione efficace e meno dispendiosa. Possiamo, quindi, sostenere che il portiere deve sì saper attaccare la palla, ma anche svolgere degli interventi “non in avanti”, diciamo “laterali”, quando questo è l’unico modo per intercettare il pallone ed evitare una segnatura.
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