La resistenza alla velocità

La resistenza alla velocità

Cosa è emerso?

I dati a nostra disposizione mostrano come i valori relativi alle accelerazioni e alle decelerazioni siano estremamente elevati, di molto al di sopra di quelli “partita” in entrambe le esercitazioni. Al contrario, differenze importanti si evidenziano per i cambi di direzione, superiori nell’esercitazione con palla rispetto al lavoro di RSA: questo sicuramente è dovuto alla natura situazionale del 7>7, che costringe i calciatori ad adattarsi continuamente alle diverse richieste del gioco, cosa che chiaramente è assente nella parte
a secco, essendo quest’ultimi già in precedenza “decodificati”. Per quanto concerne la percentuale di velocità sopra i 16 km/h è risultata in entrambe le esercitazioni molto differente nei diversi blocchi di lavoro: questo è sicuramente dovuto nell’allenamento tecnico-tattico alle richieste del gioco e nel lavoro di RSA al tipo e alla durata degli sprint proposti. Infine, la potenza metabolica è risultata più elevata nel lavoro tecnico-tattico, elemento sicuramente dovuto all’assenza di un recupero passivo vero e proprio nei blocchi di 2’, cosa che vi è, seppur in minima parte, nella parte a secco.

Possiamo pertanto sostenere che con una proposta “a secco” si ha la certezza, calcolando attentamente distanze e tempi di percorrenza, di raggiungere un determinato carico di lavoro per tutti i giocatori. Tuttavia, l’attività monitorata, pur avendo un indirizzo specificatamente tecnico-tattico, è stata estremamente allenante dal punto di vista condizionale, proprio a dimostrazione che anche gli esercizi di tal genere con il pallone hanno un impatto di natura fisica calcolabile e indirizzabile.

Un altro punto di vista

Tutto ciò che abbiamo svolto ha un punto di partenza diverso rispetto agli studi fatti tramite l’utilizzo dei GPS. Fino ad oggi le esercitazioni tecnico-tattiche sono state calibrate per dimostrare la loro valenza fisica e sostituire dei lavori a secco. Al contrario, il nostro fine è stato quello di lasciare libertà all’allenatore nella scelta delle esercitazioni che riteneva idonee per quel momento della stagione e tarare poi il lavoro fisico
in base a quanto svolto. Così facendo si è visto che modulando spazi, tempi di lavoro e tempi di recupero, si possono indirizzare le proposte tecniche verso un obiettivo fisico noto. Avendo queste conoscenze sui metodi del tecnico abbiamo potuto, anche in fase di stesura del programma di allenamento e quindi preventiva, organizzarci sapendo già come pianificare le sequenze delle qualità fisiche.

È chiaro, però, che la decisione in merito al mezzo allenante, sia esso eseguito con la palla o senza, è strettamente correlato col periodo e la strategia adottata per raggiungere le finalità all’interno di un programma di più ampio respiro rispetto alla singola seduta. In conclusione, possiamo sostenere che in determinati periodi dell’anno e in certi contesti per ottimizzare i tempi di lavoro, le esercitazioni con la palla, se opportunamente tarate, soddisfano più aspetti dell’allenamento calcistico e che l’aiuto che un preparatore può dare al mister è quello di consigliarlo per riuscire a indirizzare le sue idee calcistiche verso un idea di preparazione di cui il preparatore è specialista. Questa cooperazione avviene collaborando per la determinazione di alcuni aspetti delle esercitazioni che l’allenatore intende svolgere, quali tempi di recupero, spazi, numero di palloni… lasciandolo libero di progettare la proposta secondo l’idea tecnico-tattica che desidera.

Autore: Francesco Bertini.

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