Prima di intervenire per incrementare la prestazione specifica è indispensabile verificare eventuali deficit di movimento. A tal proposito la metodologia FMS, ovvero Functional Movement Screen, ci può venire in aiuto. In questa prima parte i 7 test studiati da Cook & Burton, sul prossimo numero alcune proposte pratiche.
All’inizio della stagione agonistica di solito vengono effettuati i test d’entrata riguardanti principalmente la performance specifica (soglia, VAM, forza, velocità…). Si dà per scontato che l’atleta, apparentemente privo di problematiche, sia pronto per essere allenato. Al contrario, il miglioramento della prestazione dovrebbe essere conseguente alla funzionalità dell’atleta.
Ha senso, ad esempio, “misurare” un salto, come ipotetico risultato di forza esplosiva, quando la forma con la quale viene svolto evidenzia che non sono presenti i presupposti di movimento necessari per esprimere la qualità senza correre rischi d’infortunio? La risposta è chiaramente negativa. Secondo questa logica, quindi, non è nemmeno conveniente somministrare test di performance in mancanza di prerequisiti funzionali. Idealmente, si dovrebbe costruire una piramide in cui la base è costituita dal movimento, la parte centrale dalla performance e il vertice dalle abilità.
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