Che sulla vittoria della Juventus a Lione ci siano le mani di Gigi Buffon è inoppugnabile. “Superman” ha parato l’impossibile: un rigore, un colpo di testa da due metri e nel bel mezzo un tiro deviato, gesto che concorrerà per la “top save” dell’anno.
Io, però, più che delle parate di Buffon, vorrei parlare dell’atteggiamento con il quale è scesa in campo la Juventus, con un primo quarto d’ora (e oltre) nel quale ha nascosto la palla al Lione, un po’ come ha fatto la Spagna con la nostra Nazionale. La Juve e Allegri si sono giocati la partita fondamentale per accedere agli ottavi di finale come fanno tutte le grandi squadre. I bianconeri sono entrati in campo per comandare il gioco, per fare la partita, per far capire all’avversario che non si scherzava, che si voleva vincere. Che il pari non sarebbe stato gradito.
Certo, c’è anche chi obietterà che una tale mole di gioco dovrebbe portare a un numero maggiore di conclusioni e questo è vero, ma che l’atteggiamento abbia paralizzato gli avversari è un’altra verità che non si può nascondere. Quando una squadra entra in campo con questa determinazione, ha già vinto mezza partita prima ancora che l’arbitro fischi il via.
Tre punti, tre parate, un gol in inferiorità numerica, così la Juve si è “bevuta” la Francia. E ha avvicinato la qualificazione agli ottavi.