Partiamo dalla bella notizia: abbiamo vinto. Abbiamo vinto 3-1, però è evidente che non possa bastare. Sbagliamo troppo, proprio così: come è successo anche in Francia, l’Italia sbaglia troppi passaggi, sbaglia le uscite e regala la palla agli avversari. E, quando si regala la palla si corrono rischi esagerati: un giallo evitabile per Chiellini (poi espulso a inizio secondo tempo) e la rete di Israele che ha tenuto aperta la partita fino al diagonale di Immobile dell’8 3’.
L’Italia, a inizio partita, ha sofferto un po’, ma appena Antonelli ha spinto a sinistra ci siamo trovati in vantaggio con un gol di Pellè (il nono in azzurro, come Totti e Boninsegna), quando la squadra gioca è evidentemente più forte dell’avversario, ma gli errori in fase di costruzione livellano la gara.
Il 3-5-2, in attesa di un’evoluzione che però non vedremo nella prossima gara con la Spagna, funziona: in difesa la serataccia di Chiellini rappresenta un “unicum” (almeno speriamo…), a centrocampo Verratti vuole sempre palla per far giocare la squadra, mentre Bonaventura è più appariscente di Parolo che si dedica più alla copertura che alle incursioni; Candreva, a destra, fa ciò che sa fare meglio, cioè dribbla e crossa.
Fino a qui la squadra che funziona, poi ci sono le ombre: oltre alle troppe palle perse (come abbiamo già detto), qualche volta (di troppo) ci siamo fatti trovare scoperti al centro e con l’uomo in meno abbiamo sofferto troppo. Tutti arroccati in area, aggrappati a cuore e orgoglio, buon per noi che Israele non abbia attaccanti di livello internazionale.
Abbiamo volutamente lasciato per ultimo Giampiero Ventura, alla sua prima vittoria. Lo abbiamo visto molto più partecipe rispetto alla partita di Bari, quando in panchina sembrava “timido”. Un dettaglio? No: a noi piace pensare che si sia definitivamente preso la Nazionale.