Il lavoro paga. La chiacchiera meno. Molto meno. Prendiamo Milan e Inter, un’estate ricca di punti di domanda da una parte e dall’altra, ma con i due allenatori (Montella e Mancini, non De Boer che é appena arrivato) che assumono comportamenti diametralmente opposti.
Montella lavora in silenzio a Milanello, ovviamente indica i rinforzi, ma quando la società che si trova nel bel mezzo di un passaggio di proprietà non gli offre nulla o quasi non fiata. Vincenzo lavora sul campo, prova e riprova il suo 4-3-3, piazza Carlos Bacca al centro dell’attacco anche se la sua punta sogna il Psg, Parigi, il suo maestro Unai Emery e la Champions.
Dall’altra parte del Naviglio, invece, malgrado la nuova proprietà dica di voler investire e cerchi di capire come aggirare il Fair Play Finanziario, Roberto Mancini continua a polemizzare, si comporta con fare stizzito. I risultati della tournée americana sono sotto gli occhi di tutti, quelli dell’amichevole con il Tottenham pure. La squadra non cresce, anzi regredisce e Mancini, anziché occuparsi del campo si perde ancora in polemiche sterili, con la società che si vede costretta a voltare pagina. Arriva Frank De Boer, ma il campionato é imminente.
Proprio così il lavoro paga, come il silenzio (anche quando si vorrebbe urlare) e alla prima il Milan (pur senza entusiasmare) vince. L’Inter, invece, ne prende due dal Chievo e torna da Verona con la certezza di aver buttato un’estate. Un’estate in chiacchiere, che fa tante parole. E zero punti.