Questa volta la storiella del “basta vincere” non regge, perché come ha dimostrato la sconfitta di Genova qualche problema c’è. E il 3-1 non può essere definito uno scivolone post Champions. A Siviglia non è certamente stata una passeggiata, ma la Juventus ha giocato con l’uomo in più per quasi un’ora e i ritmi non sono stati vertiginosi, per questo l’impegno infrasettimanale non è il principale colpevole del pomeriggio di Marassi che ha riaperto il campionato.
Allegri, nelle interviste, ha sempre cercato di far capire che lo scudetto non era già in bacheca, che i 7 punti di vantaggio su Roma e Milan non erano ancora decisivi, ma è anche vero, che l’allenatore della Juve mai e poi mai avrebbe immaginato di doversi presentare in sala stampa a commentare un 1-3.
Che il Genoa l’avrebbe messa sulla corsa e sul ritmo era evidente a tutti, il credo di Juric è questo e l’avversario è di quelli che decuplicano le forze. Quindi non è possibile pensare che la Juve si sia fatta sorprendere dalla veemenza degli avversari, che hanno segnato al 3’ e al 13’ con Simeone junior.
La Juventus ha anche delle scusanti, gli infortuni in primis perché Higuain (entrato a gara in corso) e Dybala non si regalano a cuor leggero, proprio come Barzagli, Chiellini e ora pure Bonucci e Dani Alves, mentre Marchisio non è ancora pronto per giocare sempre.
La sconfitta, però, è un importante campanello d’allarme e il motivo è semplice: arriva dopo una serie di partite vinte, con prestazioni che non hanno convinto. Il problema vero è questo.