Dopo la partita di Firenze, che ha comunque permesso all’Inter di rimanere in testa alla classifica (seppur raggiunto dalla Juventus), il commento è stato unanime: “Non sembrava una squadra di Conte”. E questo deve far pensare. Perché l’Inter, contro Roma, Barcellona e Fiorentina (al netto delle differenti qualità tecniche degli avversari) non è riuscita a mettere in campo l’intensità mostrata per gran parte della prima parte della stagione.
Evidente: martoriata dagli infortuni, l’Inter ci prova, ma è praticamente impossibile chiedere agli stessi “11 giocatori 11” di giocare a cento all’ora, con la massima concentrazione che porta a dominare la partita sul piano fisico e nervoso. Un piccolo campanello d’allarme, che in società è stato recepito, perché con il mercato alle porte urge l’acquisto di qualche rinforzo. Non gente che faccia numero, ma calciatori che siano in grado di alternarsi ai titolai che hanno spinto l’Inter al primo posto della classifica.
Diverso, invece, quanto sta accadendo a Napoli. L’arrivo di Gattuso non poteva bastare a ribaltare una situazione che è letteralmente precipitata a novembre, anche se i primi segnali erano arrivati già nello scorso campionato, quando il Napoli mai trovò una sua identità.
Che Ancelotti e Gattuso siano amici, ma molto differenti è evidente per tutti. L’allievo chiede alla squadra intensità, mentre Ancelotti predilige ritmi più blandi; le metodologie di allenamento sono palesemente differenti e questo può portare inizialmente a qualche scompenso. Di certo, quando si vedono certi errori, come quelli commessi dalla difesa, chi siede in panchina non ha colpe. E chi gioca deve farsi un esame di coscienza.