L’Armenia non sarà la squadra più forte del mondo, ma nove gol bisogna comunque segnarli. Come Bosnia, Grecia, Finlandia e Liechtenstein, che non saranno l’élite del calcio: ma per fare percorso netto nel girone, dieci vittorie in altrettante partite, andavano battute. E così è stato.
Il patrimonio che ci lasciano le qualificazioni europee, comunque va ben oltre i risultati sul campo. La squadra di Roberto Mancini ha saputo conquistare, meglio riconquistare, i tifosi italiani che si erano un po’ allontanati dalla Nazionale dopo la mancata qualificazione al Mondiale di Russia.
L’Italia di oggi è una squadra che gioca, piace, ispira simpatia per quel modo sicuro e sbarazzino con il quale tiene il campo. Il 4-3-3 di Mancini, con tre centrocampisti tre portati a creare più che a distruggere e due esterni offensivi che in realtà sono attaccanti, ha un tasso di qualità che ognuno di noi vorrebbe vedere nella propria squadra del cuore.
Roberto Mancini che 18 mesi fa ha dimostrato di volere la panchina della Nazionale, perché aveva ben chiara una liea da seguire, dopo qualche mese utile per spiegare alla squadra cosa volesse vedere in campo, è il leader indiscusso. Un cittì che oltre ad allenare la squadra, sa anche come premiare i calciatori, come avvenuto con Gollini, portiere dell’Atalanta al quale ha regalato una manciata di minuti in Bosnia.
Ora viene il difficile. Già le amichevoli di marzo, che probabilmente giocheremo contro Inghilterra e Germania, saranno test importati. Poi arriverà l’Europeo che partirà da Roma. E a giugno sapremo realmente chi siamo.