Con la vittoria della Roma sul Napoli, è arrivata anche l’ufficialità. A tre giornate dalla fine del campionato, pure la matematica ha detto “sì”. La Juventus è Campione d’Italia, è Campione d’Italia per la quinta volta consecutiva (come negli Anni Trenta, dal 1930 al 1935), per la trentaduesima nella sua storia. Tra tutti, questo, è senza dubbio il più bello, meglio ancora di quello vinto nel 1976-77, conquistato con 51 punti su 60 (con il Torino secondo a 50). O di quello sfilato all’Inter, alla Grande Inter, crollata a Mantova. O di quello all’ultimo sospiro della “stangata” di Cuccureddu a Roma, mentre il Milan si squagliava a Verona (5-3 il finale).
Partita con due sconfitte, la Juve era sotto pure contro il Chievo dopo pochi minuti di gara alla terza di campionato, ma la squadra di Allegri, dopo la sconfitta di Reggio Emilia contro il Sassuolo (era il 28 ottobre) ha saputo fare una cosa sola: vincere (se si eccettua un pareggio a Bologna).
Una corsa irrefrenabile, un girone di ritorno con tre soli gol subiti, 24 successi in 25 partite. Impossibile contare i punti recuperati a Napoli, Inter, Fiorentina e Roma, che la sera del 28 ottobre era prima in classifica. La Juventus ha compiuto un’impresa, che rimarrà per sempre nella storia. E quest’annata lascia un insegnamento a tutti: “Malgrado le cessioni non esistono stagioni di assestamento, chi è grande sa solo vincere”.
E non è ancora finita, perché questa Juve (che si è allenata durante Roma-Napoli), sta già pensando alla finale di Coppa Italia con il Milan.