Doveva essere la due giorni delle semifinali di Coppa Italia (vince il a San Siro contro l’Inter e 24 ore dopo la Juve raggiunge il Milan sull’1-1), invece, il giovedì ha regalato la notizia “bomba”. La Federazione ha chiesto alla Fifa di sperimentare la chiamata del Var dalla panchina. L’allenatore, oppure un tesserato incaricato, potrà chiedere all’arbitro di effettuare l’on field rewiew. Giusto? Sbagliato? Senza nulla togliere all’arbitro, che potrà andare al monitor quando vorrà, la richiesta effettuata all’organismo internazionale, con la giusta regolamentazione, fa sì che ognuno diventerà arbitro del proprio destino.
Un modo per evitare polemiche inutili, perché andare al monitor a rivedere un’azione non è sinonimo di concessione del calcio di rigore oppure non obbliga a ribaltare una decisione “sfavorevole” a chi richiama l’arbitro. E’ solo un’opportunità in più per sincerarsi che non sia stato commesso un errore. Sarà richiamare chi “fischia” alle proprie responsabilità.
Quanto accaduto domenica soprattutto a Napoli, non può lasciare insensibili. Come non può essere scivolato sulla pelle di Nicchi e Rizzoli. Giua (ma poteva essere chiunque) dice di aver visto benissimo, si rifiuta di andare al monitor, non concede rigore e, non pago, ammonisce Milik per simulazione (ignorando l’intervento di Donati). Un “non fischio” che costringe pure il giudice sportivo (che di fatto è una sorta di notaio, cioè sanziona leggendo i report degli arbitri… altro non può fare) a punire l’attaccante polacco con una giornata di squalifica. E poco importa, ai tifosi del Napoli, ma anche a quelli delle squadre che si giocano la salvezza con il Lecce che Giua non arbitrerà domenica prossima. Per decisione dei suoi superiori. Quello era rigore e, spesso, un rigore finisce per incidere sul risultato finale.
Volete il nostro augurio? Speriamo veramente che la chiamata dalla panchina possa servire a cancellare