Abbiamo trascorso tutti un pomeriggio in saletta di montaggio, perché volevamo capire se Mertens fosse in fuorigioco o meno. Mentre scrutavamo le immagini, però, sapevamo che il nostro era un esercizio veramente inutile. A parte l’impossibilità di cambiare il risultato nel caso in cui il belga fosse stato al di là di tutti, era chiaro che la posizione potesse irregolare al massimo di 3-4 centimetri. E come li vede l’occhio nudo?
E il computer che elabora l’immagine? Beh, il computer elabora l’immagine che viene inserita, basta un frame (che è un ventiquattresimo di secondo) in anticipo o in ritardo per cambiare il verdetto: fuorigioco o posizione regolare.
Per questo Orsato (arbitro), Giacomelli e Ranghetti (i due VAR) hanno fatto benissimo a concedere il gol, a privilegiare la sensazione di Tegoni (assistente) che non ha alzato la bandierina (come chiede il protocollo, quando non si è certi dell’irregolarità).
Il VAR ha sanato molti errori e dissipato sospetti, ma questa è una situazione che neppure tra dieci anni potrà mettere tutti d’accordo. Ecco perché tifosi della Juve e del Napoli discuteranno a lungo dell’episodio che pesa sulla classifica (perché la partita è stata brutta e le occasioni pochissime…), ma per la classe arbitrale quanto è avvenuto è già alle spalle.
Per il resto il campionato ci ha detto che Inter e Roma hanno ancora più di un problema, mentre la Lazio gioca bene e concretizza meglio. Anche il Milan si è svegliato: la cura Gattuso, fatta di intensità e sudore più che di fioretto e “tiki-taka” sta facendo effetto. E permettetemi ancora una cosa: se ci fossimo qualificati per il Mondiale, sarebbe stato impossibile ignorare Fabio Quagliarella.