C’è un sottile filo rosso che unisce Wanda Nara, Amadou Diawara e Anthony Martial. Un filo rosso che fa sempre più intuire che il calcio prima o poi riesca veramente a scavarsi la fossa con le sue mani.
Partiamo da Wanda Nara, che si sdoppia nel ruolo di signora Icardi (intesa come moglie di Mauro) e in quello di procuratore (dell’attaccante dell’Inter). Da una settimana sta trattando, senza autorizzazione del club (ma questo sembra interessare poco a tutti), un possibile trasferimento del centravanti al Napoli: è estate, è tempo di mercato, nulla di strano. Se non fosse che il presidente Aurelio De Laurentiis, pure lui si sdoppi nel ruolo di numero del Napoli e in quello di produttore cinematografico. E, se il dirigente che si è visto sfuggire Higuain, vorrebbe rimpiazzarlo con Icardi, il produttore di film natalizi punta sulla vanità della signora (più volte autoritrattasi con abiti che fanno chiaramente intendere come l’industria tessile sia in crisi) offrendole un ruolo sul grande schermo. E qui sorge il conflitto di intessi: non moglie-procuratore, ma procuratore-attore. Ne avremmo fatto volentieri a meno.
Amadou Diawara, 19 anni, 34 partite quasi tutte ben giocate in A nel Bologna, non è ancora tornato al lavoro, cioè ad allenarsi. Vuole andarsene. Dove non importa moltissimo: prima la Spagna, poi la Roma, quindi il Napoli… Secondo il ragazzino prelevato dal San Marino, valorizzato da Donadoni, il Bologna non è un club che può assecondare le sue ambizioni, lui meriterebbe di più… Però esibire una serie di certificati medici è veramente eccessivo. Se ora anche chi ha giocato un solo campionato in A può permettersi certi comportamenti siamo alla frutta. O forse al caffè!
Poi c’è Martial. Lui ci ha fatto sorridere: Ibrahimovic, appena giunto a Manchester, ha voluto la maglia numero 9, che lo scorso anno, nello United, era vestita dal francesino. Lui che fa? Per protestare non solo ha smesso di seguire il profilo ufficiale del club su Twitter e Instagram, ma lo ha addirittura annunciato su facebook…
Un vero moto d’orgoglio, una reazione da duro. E dire che noi, poveri illusi, pensavamo fosse intenzionato ad allenarsi sempre meglio per diventare un numero uno!