Il Belgio c’è; Cristiano Ronaldo no. Il secondo sabato dell’Europeo non trascorre inutilmente, anzi fa chiaramente capire che il Belgio, battuto lunedì dall’Italia (aritmeticamente prima nel girone), è una squadra in salute, mentre Cristiano Ronaldo, come spesso è successo, non riesce a incidere come vorrebbe nelle grandi manifestazioni per nazioni.
Un passo alla volta, però, senza dimenticare che l’Islanda è andata a 3’ più recupero dal sogno: vincere la prima partita alla fase finale di un Europeo, l’Ungheria ha pareggiato quando l’ex pescarese Birkir Bjarnason aveva fatto il palato addirittura al primo posto nel girone.
Dicevamo del Belgio: l’Eire si è barricato nella propria trequarti per tutto il primo tempo e la squadra di Wilmots ha incontrato le stesse difficoltà della partita con la nostra Nazionale. Difficile ragionare, inventare e creare palle-gol, lo 0-0 diceva tutto della noia e della frustrazione vissuta da una squadra che, nei pronostici di molti era data come più di un’outsider. A inizio ripresa, però, alla prima occasione utile il Belgio non solo ha segnato, ma ha annientato i cattivi pensieri che lo avevano accompagnato negli spogliatoi. Il gol di Lukaku ha spianato la strada alla vittoria e a un’ottima prestazione, che ha lanciato un monito a chiunque dovrà affrontare la rappresentativa che vede uniti fiamminghi e valloni. Se affrontato senza tatticismi, il Belgio è pessimo cliente che non fatica a segnare.
CR7, invece, ha fallito un rigore e si è visto annullare un gol (giusto, era in fuorigioco). Ma non è questo il punto: si può giocar bene, muoversi sul fronte d’attacco, creare palle-gol ed essere sfortunati. Insomma, si può giocare da 7 in pagella senza segnare. Invece, no: Ronaldo è stato assente per tutto il primo tempo, nel secondo ci ha provato da fuori area, trovando sulla strada il portiere austriaco. Poi il rigore fallito e il palo, che obbligano il Portogallo a vincere l’ultima partita. L’unico modo per evitare brutte sorprese.