L’Italia ha vinto. E, forse per il coinvolgimento emotivo, Belgio-Italia è parsa la partita più bella delle prime dieci. Senza dubbio i 90’ di Lione ci consegnano una squadra migliore di quanto pensassimo.
Puntiamo molto sulla tattica più che sulla tecnica (questo era noto), abbiamo un cuore enorme e tutti sono disposti a sacrificarsi. Partenza lenta, con il Belgio più pericoloso e noi piuttosto impacciati, poi una fase di stanca, quindi la consapevolezza che il Belgio potesse avere dei punti deboli, che si potesse colpire. E fare male. Così è stato: lancio di Bonucci (Bonnybauer, come lo chiamano i tifosi della Juventus, ha dimostrato di essere uno dei migliori d’Europa nel ruolo) controllato perfettamente da Giaccherini, tiro e… tutti in piedi a festeggiare! Dopo il gol, per una decina di minuti si è vista solo l’Italia, brava nell’allargare il campo per creare degli spazi, degli uno contro uno centrali, che nelle prossime occasioni sapremo sfruttare meglio. Il Belgio si è rivisto solo verso il termine del primo tempo, quando Giaccherini in scivolata ha salvato l’1-1.
Nel secondo tempo abbiamo dimostrato di saperci difendere, di poter colpire in contropiede, di avere una buona tenuta atletica. Ma anche di essere distratti nelle uscite, di sbagliare qualche passaggio di troppo, che fortunatamente ci è costato dei cartellini gialli e non dei gol subiti. Il Belgio ha più talento, forse i 23 giocatori della rosa sono superiori ai nostri, ma questo non ha fatto la differenza. Quando Conte ha inserito De Sciglio al posto di Darmian, il baby milanista è subito entrato in partita, giocando una gara egregia. Stessa cosa per Immobile, a dimostrazione che chi non ha giocato dall’inizio, scalpitava concentrato in panchina. Il 2-0 in contropiede è stata la logica conseguenza di un finale nel quale tutto il Belgio si è portato negli ultimi 20 metri.
Un’osservazione: abbiamo sbagliato qualche passaggio di troppo (e pure qualche scelta, ricordate il contropiede di Parolo?), qui ci ripetiamo, ma a certi livelli ci sono errori che non si devono commettere. Perché prima o poi si pagano.
Tre punti, tre punti che fanno sembrare l’appuntamento di venerdì con Ibra un po’ meno pericoloso. Anche in Brasile avevamo iniziato con una vittoria, per qualche giorno avevamo pensato di essere forti, poi Costarica e Uruguay ci hanno riportato con i piedi a terra, peggio ci hanno sbattuto a casa. Un errore, un peccato di presunzione, che senza dubbio in Francia non verrà ripetuto.