L’amministratore delegato e direttore generale del Sassuolo ha illustrato il suo ruolo in seno al club di Giorgio Squinzi, l’importanza di gestire una società sportiva come un’azienda e l’efficacia di puntare su giovani italiani o cresciuti in Italia.
Quale deve essere il modello di una società di calcio? «Quello di una normale azienda», la risposta è di Giovanni Carnevali, amministratore delegato e direttore generale del Sassuolo, oltre che amministratore unico di Master Group Sport, società fondata vent’anni fa. Carnevali è chiarissimo, benché vi siano proprietà in grado di ripianare squilibri finanziari, una società sportiva deve camminare con le proprie gambe e non può solo produrre debiti. La chiacchierata è partita proprio da qui (non dal sesto posto del campionato scorso…), perché il calcio italiano, a parte rarissimi casi, è un’idrovora di soldi a tutti i livelli e l’assunto di Carnevali non fa una piega: «Non è possibile che siano in rosso i top club, quelli di medio livello e pure chi lotta per evitare la retrocessione. È evidente che ci sia qualcosa che non va…»
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