El Cuchu ormai pensa alla carriera di allenatore: ci spiega come le esperienze da calciatore possono tornare utili per la sua nuova avventura.
Ci sono dei giocatori che quando li osservi sul terreno di gioco intuisci che hanno qualcosa di “speciale”. Che mostrano un’intelligenza tattica particolare. Che sanno guidare i compagni. Che sono dei leader, a volte l’emanazione di ciò che desidera il loro mister. In due parole, che sono allenatori in campo! Non c’è dubbio, Esteban Cambiasso, “el cuchu”, era così. E abbiamo volutamente usato una forma verbale al passato. Anche con un pizzico di tristezza. Infatti, lo scorso settembre, ha annunciato il suo addio al calcio giocato. Ha frequentato positivamente il corso Uefa A a Coverciano, in attesa di… decidere il suo futuro.
Il palmares da calciatore è di quelli importanti: insieme al triplete con l’Inter, i trofei conquistati sono ben 24. Una carriera iniziata nel vivaio dell’Argentinos Junior, quindi il passaggio al Real Madrid e il ritorno in patria all’Independiente e poi al River Plate (dove conquista un torneo di Clausura). Quindi, ancora Madrid, Milano e infine Inghilterra (Leicester) e Grecia all’Olympiakos le sue destinazioni. «Ho sempre pensato con la testa da allenatore anche quando giocavo. È stato così! E ora credo che il passaggio alla panchina sia per me una cosa naturale. Guarda, da giovane, quando avevo vent’anni ed ero in Argentina, ho provato anche ad allenare insieme ad un amico una squadra di calcio a cinque.»