Marzo sta per volgere al termine, ma sfogliando nuovamente la rivista ecco che tra le tante interviste c’è anche quella di Salvatore Mango, tecnico della Sampdoria Women, alle prese con la poule salvezza di serie A. Un cammino intenso e ricco di insidie che sta però volgendo nel migliore dei modi visto che le blucerchiate giocheranno nella massima serie anche il prossimo anno. Ma non è tutto qui: la voglia di sognare a Genova non manca, le ambizioni crescono e questo gruppo ha un’indole fatta per ottenere traguardi impensabili.
Qui di seguito riportiamo uno stralcio dell’intervista fatta al tecnico Doriano, capace di mettere in fila il suo credo ed i suoi valori al servizio di una società e di un gruppo “speciale”.
Salvatore Mango, l’uomo dell’impossibile
Guarda un po’ il caso. Un giorno ti fanno una domanda, ti propongono un nuovo incarico, dici di sì e tutto cambia. È come un colpo di fulmine, un paio di sguardi e non capisci più nulla, ti ritrovi travolto dalla passione e dal sentimento, dall’emozione e dalla voglia di prendere per mano “quel progetto” e portarlo a sognare con te.
Dal sì di un anno fa (febbraio 2023), Salvatore Mango ha tracciato una nuova strada, direzione “Il più lontano possibile”. Serie C, Serie D, Eccellenza… dalla Sestrese al Vado, dalla Carrarese alla Sanremese, dal Ligorna al Gozzano, passando per Novese, Savona, Sporting Recco: sono solo alcune delle tappe della lunga carriera di quel tecnico nel “maschile”, tecnico che “ne ha viste tante e provate altrettante”. Ma quando un anno fa arrivò la chiamata della Sampdoria Women con annessa richiesta di un miracolo, ovvero la permanenza in Serie A da conquistare tramite la poule salvezza, non ci furono tentennamenti, solo la grande voglia di iniziare una nuova sfida.
Quando ti sei avvicinato per la prima volta al mondo del calcio femminile e qual è stato l’impatto?
«Anni fa avevo allenato delle colleghe della Polizia, per 5-6 mesi le avevo aiutate ad avvicinarsi al mondo del calcio, era un progetto semplice, senza altri fini. Poi, nel febbraio 2023, è arrivata la chiamata della Sampdoria Women e ho detto sì. C’era un po’ di scetticismo perché si trattava di un mondo che non conoscevo bene, ma mi sono integrato subito e tutto è andato per il meglio.»
Quali sono le differenze principali tra allenare gli uomini e le donne a livello tattico, tecnico e fisico?
«Ho lavorato in piazze importanti e in campionati di spessore, in città che vivono per il calcio, e ho accumulato un mio sapere. Penso che le differenze siano davvero poche, cambia il fisico e i tempi di recupero. Per le donne ci vuole più attenzione perché sono “affamate”, hanno un’immensa voglia di imparare; in cambio, devi dar loro lealtà e delle proposte intelligenti, perché è lì che ti seguono, e quando lo fanno, ti rendi conto che è una meraviglia. Per il resto, posso dire che allenavo l’aggressività, nell’accezione positi- va del termine sia chiaro, anche in piazze come Savona e Vercelli, e faccio la stessa cosa oggi. Sono un “discepolo” di Gasperini, questo dovrebbe bastare per spiegare il ritmo dei miei allenamenti, ma se c’è una cosa che ho imparato ancor di più, è che non cambia molto fra una squadra e un’altra, fra un cam- pionato e l’altro; cambiano invece le persone, e sono le persone a fare la differenza.»
A proposito di questo: ad agosto non si sapeva nemmeno se la squadra si sarebbe iscritta, a settembre vi davano per spacciati, poi avete dimostrato tutt’altro: come hai lavorato sul gruppo senza cedere alle pressioni esterne?
«Ci siamo ritrovati in 7-8 e ci siamo guardati in faccia e ho fatto loro un’unica richiesta che è quella che ripeto sempre… divertirsi. Durante gli allenamenti mettiamo la mu- sica, ci sono momenti in cui le ragazze possono ballare, abbiamo voluto un ambiente sano e solare, non ci sono pressioni, piuttosto viene infusa sicurezza e tranquillità. Sono convinto quando dico che possiamo farcela e sono credibile, ecco perché le ra- gazze mi seguono, perché sono leale. Inoltre…»
L’intervista continua sulla rivista di marzo de “Il Nuovo Calcio”