In un Mondiale non contano solo gli atteggiamenti tattici e la qualità dei singoli, ci sono altri fattori che possono fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Parliamo delle condizioni “ambientali” (niente a che vedere col clima) e della capacità dei giocatori di adattarsi. Perché si gioca in… Sud America.
Brasile, Argentina, Spagna e Germania. Sono loro le favorite al Mondiale che inizierà tra pochi giorni. Ma prima di iniziare un’analisi su queste squadre vi sono degli aspetti, diciamo extra-campo, che bisogna considerare per avere un quadro della situazione più preciso. Aspetti che, a mio avviso, sono più importanti anche di un’ottima organizzazione tattica. Il primo? Giocare un Mondiale in Sud America non è lo stesso che farlo in Europa. È l’ambiente, il “nostro” ambiente. E la Coppa Confederazione insegna. Il Brasile, squadra definita da molti con poca esperienza, con un allenatore nuovo allora (Felipao Scolari), scende in campo “a casa sua” e batte tutti. 3-0 alla Spagna in finale. Alla Spagna che nell’ultimo quadriennio aveva vinto tutto. E non c’è stata storia. Come mai? Beh, la prima parola per spiegare quanto accaduto è… adattabilità.
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