Neuroni motori e neuroni specchio

Neuroni motori e neuroni specchio

LA FINESTRA SU Scienza&Sport

Dopo l’articolo apparso sullo scorso numero, l’autrice, Serena Sergi, prosegue nell’analisi dell’argomento “neuroni specchio”. Infatti, il nostro sistema motorio progetta, decide, sceglie e se vuole applica; contrariamente a quanto sostenuto in passato, non è deputato esclusivamente all’esecuzione del movimento. La scoperta dei neuroni specchio ha contribuito al superamento di tale assioma e i processi che, solitamente, erano considerati di ordine superiore, attribuiti a sistemi di tipo cognitivo, sono stati ricondotti a quello motorio, trovando in esso il proprio substrato primario. I mirror intervengono attivamente nel processo di apprendimento perché permettono la rappresentazione interna del movimento osservato e facilitano così un’eventuale esecuzione futura dello stesso. Sportivamente parlando sono la giustificazione scientifica di quanto un gesto tecnico riesca meglio dopo averlo osservato eseguito da uno sportivo di livello più elevato. Lo sport è un settore in cui le conoscenze dei mirror potrebbero avere un’utile applicazione pratica: perché non sfruttarle?

Il celebre aforisma di Haruki Murakami spiega sinteticamente il superamento del mind-body problem creato dal dualismo cartesiano. All’interno delle neuroscienze contemporanee infatti si è affermato un nuovo modello della mente, The motor model of mind, che attribuisce al movimento del corpo un ruolo fondamentale nello sviluppo della coscienza e della cognizione, e considera il movimento non un mezzo per soddisfare le esigenze dei centri cerebrali superiori (come invece affermavano le teorie cognitiviste tra dizionali), ma lo strumento per eseguire azioni.

La mente è dunque intrinsecamente un sistema motorio in quantoembodied (incorporata) ed embedded (incastrata) nel suo contesto, per cui il pensiero, la memoria, la cognizione, la percezione, la coscienza, la motivazione… sono un prodotto delle capacità motorie costruttive. L’attenzione ora sta sul corpo, sulle condizioni biologiche, cioè su quelle situazioni a partire dalle quali è possibile che le nostre funzioni cognitive sorgano, si sviluppino, si raffinino, si potenzino e si deteriorino man mano che la nostra avventura individuale segue il suo corso (Garbarini & Adenzato, 1994).

L’uomo è un essere adattivo e per questo percepisce per agire e interagire con gli oggetti e con gli altri. Con il superamento delle teorie cognitiviste tradizionali, percezione e azione non sono con- siderate più come due sfere situate in compartimenti stagni. Inoltre, la percezione non viene prima dell’azione: tra di loro vi è una relazione circolare per cui non si percepisce sempre allo stesso modo, indipendentemente dagli scopi e dal tipo di risposta motoria prevista (Berthoz, 1997). Non esiste dunque una rigida separazione tra processi di tipo “basso” (percezione e azione) e quelli di tipo “alto” (concettualizzazione, memoria, linguaggio): la cognizione è incarnata, contestualizzata e ancorata alla nostra esperienza.

Storicamente le ricerche che hanno trattato il problema del movimento possono essere divise in due settori: quello legato all’indagine neuro- isiologica e quello correlato alle tematiche e ai metodi d’indagine psicologica. I neurofisiologi si sono occupati delle strutture nervose sottostanti al funzionamento delle diverse attività motorie, mentre gli psicologi hanno spesso preso in considerazione gli aspetti osservabili e misurabili del movimento. Neurofisiologia e psicologia si incontrano nel lavoro del neurofisiologo russo Nikolai Bernstein che, tra gli anni ‘30 e ‘40, riesce a integrare l’aspetto osservativo com- portamentale del movimento con quello neurofisiologico e muscolare, studiando il movimento con un occhio al cervello e alla mente.

Si occupa del movimento in modo globale ed è il fondatore della chinesiologia (dal greco kines che vuol dire movimento e logos che vuol dire studio). Per Bernstein l’attività motoria altro non è che l’integrazione dell’organismo con l’ambiente che lo circonda; quindi, il movimento esprime il collegamento tra due campi energetici (il sistema interno o biologico e il sistema esterno o ambiente).

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