Quello del titolo è uno dei concetti cari all’allenatore del Pisa. Ci parla del lavoro di squadra, di come è cambiato il calcio e del gioco che gli piace. Intervengono anche il secondo, Maurizio D’Angelo, il preparatore Luca Alimonta e l’assistente tecnico, Simone Baggio.
Era piena estate, il 3 luglio, e il Pisa comunicava ufficialmente che Filippo Inzaghi sarebbe stato l’allenatore per la stagione 2024-25. Sul sito c’era la sua faccia, quella di un attaccante unico del suo genere prima, di un allenatore competente, educato e signorile adesso, di fianco alla torre pendente. Una nuova avventura per il già tecnico di Milan, Venezia, Bologna, Benevento, Brescia, Reggina e Salernitana. Con lui, si leggeva nel comunicato, il vice Maurizio D’Angelo, i preparatori Luca Alimonta e Daniele Cominotti e il collaboratore Simone Baggio.
Li abbiamo intercettati durante la sosta delle nazionali e ne è nato questo articolo che mette in luce il gioco che desidera il mister, l’evoluzione del calcio e l’importanza dello staff tecnico al suo fianco. E, a proposito di gioco, il concetto caro a “Pippo” è che i calciatori vengono prima di tutto. Per una proposta di calcio verticale, con una squadra compatta, che sa difendere bene e attaccare veloce. Che è capace di pressare alto, ma anche stare nella propria metà campo. Perché, ormai, gli undici di livello sanno riconoscere i momenti delle partite e adattarsi.
Mister, hai allenato in parecchie categorie, giovani compresi, e in contesti molto diversi, come si riesce a coniugare una chiara identità tattica con gli obiettivi della squadra?
«Negli ultimi anni il calcio è profondamente cambiato dal punto di vista tattico. Si sente spesso dire che i moduli non esistono più, ma non sono d’accordo. I moduli ci sono ancora: rappresentano il sistema di riferimento da cui parte una squadra, che sia un 3-5-2 o un 4-2-3-1. Tuttavia, riconoscerli chiaramente durante una partita è sempre più complicato, perché il gioco è diventato molto più fluido. Quando ho allenato in Serie A, preparare le partite contro squadre come la Fiorentina di Italiano, il Milan di Pioli o il Bologna di Thiago Motta era estremamente difficile, soprattutto dal punto di vista difensivo. Queste squadre sono dinamiche, si muovono continuamente e variano il loro sistema in base alle situazioni.»
«Anche quest’anno, in Serie B, ci troviamo ad affrontare undici come il Catanzaro o la Juve Stabia – stanno facendo un campionato straordinario, tra l’altro – che costruiscono con strutture variabili come il 3+2, 3+1, 4+1 o 4+2; sfruttano rotazioni e movimenti, con il mediano che si abbassa o il difensore che si alza. Non sai mai con precisione come le troverai in campo.»
Leggi l’articolo completo sul numero di dicembre 2024 (382): in edicola e disponibile anche attraverso abbonamento cartaceo o digitale.
Foto: Imago.