Il merito è tutto di un allenatore, Rúben Amorim, che anche oggi mostra ad Alvalade un calcio esteticamente apprezzabile e che, soprattutto, produce vittorie e titoli. Dopo una vita all’ombra del Benfica, i Leoni sono ora protagonisti.
In Portogallo in quasi tutte le città c’è una pastelaria bijou. Se ci andate, cercate i pastel de nata, alla crema. Ovunque. Un avvertimento: creano dipendenza. Ce n’era una a Campo Grande nella Lisbona d’inizio secolo, il ventesimo ovviamente. Ogni tanto passava il Visconte. Suo figlio, un Alvalade lui pure, aveva sta passionaccia per il futebol. Il Visconte ordinava il caffè col pastel de nata e faceva piovere consigli a velo: “Mettete un leone nello stemma, figlioli… sfondo verde figlioli, sfondo verde. Segno di speranza”. La pastelaria non c’è più. Tutto il resto, più uno stadio che non poteva che chiamarsi Alvalade, sì. Attorno a questo nome, a questo stadio, si è creata una squadra con uno spirito unico. Lo Sporting Club de Portugal, da noi spesso volgarizzato in Sporting Lisbona
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