La MLS è campionato in crescita, che ha riguadagnato notorietà nelle ultime stagioni, dopo gli ormai dimenticati fasti del passato.
Gli Stati Uniti si sono imposti come modello culturale, non solo a livello mondiale, ma per quanto riguarda il calcio Europa e USA non potrebbero essere più distanti. Se per molti sport le leghe americane sono la massima espressione del professionismo, basti pensare allo stendardo che celebra i campioni NBA con la scritta “World Champions”, non si può dire valga lo stesso per il soccer. La MLS, la Major League Soccer, che tra le leghe sportive americane è di gran lunga la più giovane, ricalca totalmente il modello sportivo a stelle e strisce fatto di quei termini che abbiamo imparato a conoscere come “playoff”, “draft”, “salary cap”, “All-Star game” ma estranei al nostro calcio.
La NASL
La storia del calcio professionistico americano si sviluppa sul finire degli anni Sessanta attraverso la NASL, la North American Soccer League. L’esperimento durò appena 16 anni, riscuotendo risultati di audience altalenanti nonostante vi militarono grandi giocatori sul finire della loro carriera. Pelé (nella foto a corredo dell’articolo con Giorgio Chinaglia) ai New York Cosmos fu uno dei volti scelti per promuovere il movimento, tra gli altri possiamo ricordare Cruyff, Best e Beckenbauer, tutti attratti anche dai ricchi contratti. Un’epoca d’oro durata poco, con l’ultima stagione disputata nel 1984 quando chiuse i battenti per fallimento. Nel periodo transitorio il soccer trovò casa nell’APSL, l’American Professional Soccer League, formalmente una seconda divisione, ma nei fatti il più alto grado del calcio made in USA.
La MLS
In occasione dei Mondiali del 1994 ci fu la volontà di rilanciare questo sport che non era ancora riuscito a fare breccia nel cuore degli americani. Nel 1996 dieci club disputarono la prima stagione di MLS, la nuova prima divisione. Solo 4 squadre attuali facevano già parte della NASL: Portland Timbers, Seattle Sounders, Vancouver Whitecaps e San Jose Earthquakes. Se nei primi anni si parlava solo dei calciatori che a fine carriera si trasferivano al di là dell’oceano, oggi il campionato inizia a produrre giovani talenti che fanno il percorso inverso. Un nome su tutti, Alphonso Davies. Dopo aver esordito giovanissimo nei Vancouver Whitecaps, di cui ha vestito la maglia per 3 stagioni, è passato al Bayern Monaco.
Per restare ai giocatori “nostrani” l’argentino Castellanos rappresenta un altro tipo di parabola. Dopo le esperienze in Sudamerica è arrivato ai New York City dove in 4 stagioni è diventato il secondo miglior marcatore del club, dietro David Villa. Taty si è trasferito in Europa al Girona per poi passare la stagione scorsa alla Lazio. Negli ultimi anni, a riprova dello sviluppo dell’intero movimento è aumentato il numero di giovani giocatori statunitensi che militano in Europa. La crescita dei talenti prodotti è correlata ai maggiori investimenti fatti, sia a livello di club sia di infrastrutture come dimostra il fatto che ora le squadre giocano in stadi di ultima generazione non più “condivisi” con altri sport.
Il trofeo
Nel corso degli anni si sono succedute tre diverse coppe per celebrare i vincitori. L’attuale, realizzata da Tiffany come accade per i più importanti trofei americani, è dedicata a Philip Anschutz, uno dei fondatori della lega e oggi proprietario dei Los Angeles Galaxy. I due manici presentano 11 scanalature ognuno, simboleggiando i 22 giocatori. Il corpo principale poggia su una semisfera decorata con le trame di un pallone. Pesa circa 20 chilogrammi, misura 61 x 12 centimetri ed è realizzato con una lega d’argento. Nella parte anteriore sono presenti il logo della lega e alcune stelle, mentre sul fondo una mappa degli USA con una stella che ricorda ogni luogo dove è stata vinta.
Il torneo
Quella di quest’anno sarà l’ultima edizione a 29 squadre. Divise come di consueto nelle due Conference, le suddivisioni territoriali, Eastern e Western formate rispettivamente da 15 e 14 team. Il prossimo anno nascerà una nuova franchigia, San Diego, che andrà a completare le fila della Western Conference pareggiando i conti. Ogni club ha giocato 34 partite nella stagione regolare, la maggioranza contro squadre dello stesso raggruppamento, contro cui si disputa un doppio confronto, più un numero variabile di partite contro franchigie dell’altra costa per raggiungere il totale dei match stagionali. Al termine di questa prima parte i migliori club di ogni Conference partecipano ai playoff per il titolo, mentre non sono previste retrocessioni.
I playoff
Nel caso specifico di quest’anno le prime sette squadre di ogni Conference si sono qualificate direttamente, l’ottava e la nona si sono sfidate in una gara a eliminazione diretta. Questo primo incontro prevede subito i rigori in caso di parità al termine dei 90’ (niente supplementari). Stabilite le qualificate, i playoff proseguono sempre “internamente” alla Conference, con abbinamenti prima contro ottava e così via. Il turno iniziale si gioca al meglio dei tre match, se al novantesimo resiste la parità si passa ai rigori. Si scende in campo inizialmente in casa di chi si è piazzato meglio al termine della stagione regolare. Chi vince per primo due partite, anche se ai rigori, avanza alle semifinali di Conference, che si disputano su gara singola, ma in questo caso sono previsti i supplementari prima dei rigori. Superata questa fase si giocano le finali di Conference, sempre gara unica, che stabiliscono chi si contenderà il titolo in finale.
L’edizione 2024
La stagione regolare è iniziata a fine febbraio per terminare a metà ottobre. Nel mese di gennaio però si svolto il draft, la scelta dei migliori prospetti del college, che negli ultimi anni ha perso il suo peso a vantaggio dei settori giovanili. L’Inter Miami di Messi ha vinto il Supporters’ Shield, dominando la stagione regolare con il nuovo record di punti del campionato (74). I playoff sono cominciati a fine ottobre con la finale prevista il 7 dicembre. Vincere la stagione regolare non è sinonimo di successo finale, visto che dal 1996 a oggi solo 7 squadre sono riuscite a confermare il risultato.
Come sempre i playoff sono una competizione a parte e mentre scriviamo questo pezzo ci sono già state due clamorose eliminazioni. Appunto Miami, sulla carta la favorita, è stata sconfitta al primo turno da Atlanta che si è guadagnata l’accesso ai playoff attraverso il turno preliminare. Sempre a Est, i Columbus Crew, campioni in carica, sono usciti al primo turno. Dall’altro lato del tabellone le contendenti più accreditate per la vittoria finale sembrano i due club della “città degli angeli”: in particolare i Los Angeles FC hanno superato al primo turno i Vancouver Whitecaps del nostro Vanni Sartini. Se quanto detto finora vi ha incuriosito potrete vedere la finale su Apple TV, che detiene i diritti della MLS.
I più titolati
Per ora in MLS regna l’equilibrio, in 28 edizioni sono state 15 le diverse squadre capaci di vincere il titolo. La franchigia più vittoriosa è quella dei Los Angeles Galaxy, con 5 successi, l’ultimo nel 2014. La squadra ha avuto tra le sue fila Donovan, bandiera della nazionale statunitense, che è il miglior assistman della storia della competizione e il terzo per gol segnati. Il miglior marcatore è Chris Wondolowski con 169 reti in 410 presenze, la maggior parte con i San Jose Earthquakes. C’è spazio anche per gli italiani: Sebastian Giovinco nelle sue 4 stagioni a Toronto ha vinto la MLS nel 2017 diventando il miglior marcatore della storia del club. Anche Giorgio Chiellini ha vinto il titolo con i Los Angeles FC nel 2022. Con il prossimo Mondiale organizzato proprio dagli Stati Uniti siamo sicuri non mancheranno gli investimenti per far crescere ancora di più questo campionato, tra campioni affermati e future promesse.
Autore: Tommaso Pirovano.
Foto: Imago.