Il pallone al centro del progetto calcistico del tecnico croato. In questo concetto c’è il “succo” dell’intervista con lui e i membri del suo staff. Una metodologia “europea” fatta di gioco offensivo e possesso.
Paese che vai, calcio che trovi. Così ci è parso normale aprire l’intervista con Nenad Bjelica, 43 anni, croato con nove presenze in nazionale, allenatore dello Spezia, su quali fossero le differenze tra l’Italia e le nazioni nelle quali aveva prima giocato e poi allenato. E di esperienze importanti ne ha fatte, da centrocampista soprattutto in Spagna e Germania, mentre dalla panchina con l’Austria Vienna, ha visto la Champions da bordocampo. Bjelica, che quando è sbarcato in Italia, ha candidamente ammesso di non conoscere la maggior parte dei calciatori a sua disposizione e quindi ha voluto valutarli partendo da zero nel ritiro estivo, non ha risposte “politiche”, anzi… «In Italia si gioca un calcio meno intenso, c’è più calcolo rispetto alle mie precedenti esperienze in Spagna e Germania. La tattica riveste un aspetto importante, c’è grandissima attenzione alla fase difensiva. Secondo me, si dà poca peso alla transizione; inoltre, vorrei un miglior sfruttamento delle abilità tecniche individuali, perché di calciatori che sanno giocare la palla ce ne sono parecchi.»
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