Incontrai per la prima volta Maradona nel gennaio 1986 in un albergo a Milano. Avevo 28 anni, ero un giovane aspirante preparatore. Lui giocava nel Napoli. Era un sogno solo vederlo.
Il motivo dell’incontro? Diego voleva parlare con il mio maestro, il Dottor Enrico Arcelli, (che mi portò con lui) perché aveva intuito che per i Mondiali di Messico 1986 doveva allenarsi in modo diverso e prepararsi per le partite che si sarebbero disputate in altura. Voleva dei consigli e un piano d’allenamento personalizzato per arrivare pronto a quel Mondiale che poi vinse insieme alla sua Argentina.
Ricordo ancora le sensazioni e le emozioni di quel momento: ascoltavo e assorbivo tutto quanto diceva il mio maestro Arcelli… a un’icona del calcio mondiale. E sono venuto via da quell’incontro, oltre che con il suo autografo che conservo gelosamente, con un’immagine di Maradona unica nel suo genere: quella di un giocatore attento al suo fisico e curioso di sapere come poter migliorare.
Il destino mi ha poi condotto, nella stagione 99-2000 proprio a Napoli e lì ho avuto l’occasione di rivivere l’epopea del Pibe attraverso i ricordi, le parole e l’affetto in particolare del presidente Corrado Ferlaino e del fido massaggiatore Salvatore Carmando che mi hanno restituito un affresco di vita, raccontandomi l’uomo Diego ancor prima del campione Maradona.
Ciao Diego, la nostra generazione ha avuto il privilegio di vederti giocare!