In una squadra di calcio il conflitto è un evento da mettere in conto nell’arco di una stagione. Si verifica quando i calciatori iniziano ad avere convinzioni, interessi o obiettivi diversi oppure addirittura contrastanti. Se non viene negato, ma gestito in modo costruttivo, stimola il confronto e la crescita.
Nella nostra cultura associamo il termine conflitto a qualcosa di negativo, doloroso, sgradevole e lo riconduciamo al concetto di scontro, disagio, combattimento o spreco di energie. La parola deriva dal latino cumfligere, composto da fligere (urtare, sbattere contro) e dal suffisso cum, che indica una dimensione comune, gruppale, di coesistenza e compartecipazione. Tale prefisso ci suggerisce che l’urto non è unilaterale, ma coinvolge almeno due parti. Il conflitto si svolge, pertanto, nell’ambito di una dimensione relazionale, in cui ogni contendente vuole mantenere la propria posizione.
Evidenziare la sua dimensione relazionale ci permette di considerare anche l’aspetto positivo, legato all’opportunità di creare conoscenza e comprensione tra le persone che ne prendono parte. E, all’occasione, di far nascere uno scambio costruttivo e una crescita reciproca.
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