Perché è importante andare oltre al “giocatore pensante”. La percezione delle informazioni, la lettura corretta di queste e l’attuazione di comportamenti efficaci e funzionali al contesto di gioco
Sovente l’obiettivo dichiarato da numerosi allenatori e responsabili di settore giovanile è quello di formare “giocatori pensanti”. Se ogni calciatore, però, durante una partita dovesse pensare all’azione da svolgere, sarebbe evidentemente molto rallentato. Per renderlo più veloce, si cerca quindi di automatizzare le sue azioni, ma il suo agire potrebbe poi risultare prevedibile per un avversario attento.
Per noi un giocatore, più che essere “pensante”, deve saper fare delle scelte e deve attuarle in tempi brevi, in regime di stress psico-fisico, tattico-tecnico e ambientale. L’avversario, il risultato, l’intensità della gara, le decisioni arbitrali, il pubblico, le condizioni atmosferiche, il terreno di gioco influenzano lo stato d’animo del giocatore e possono aumentare il carico stressante con il quale deve prendere una decisione durante un incontro. Per preparare un calciatore in grado di prendere decisioni efficaci sotto stress è necessario allenarlo in un ambiente mutevole, che ricrei le interferenze che si possono ritrovare in partita. Le esercitazioni in cui passaggi e movimenti sono già predefiniti rischiano soltanto di risultare improduttive. Prima di prendere una decisione diventa fondamentale saper cogliere gli spostamenti, i segnali, le finte e gli spazi che compagni e avversari creano e occupano in poche frazioni di secondo e che modificano continuamente il contesto di gioco.
Le proposte allenanti devono quindi essere indiscutibilmente variabili, secondo dopo secondo. I match analyst parlano di cambi di situazione ogni tre/cinque secondi, per circa mille e più situazioni diverse, che richiedono scelte e decisioni differenti. Può essere possibile codificarle e memorizzarle tutte? Assolutamente no! Bisogna allora abituare il giocatore a cavarsela da solo di fronte a un problema improvviso e inaspettato. È fondamentale, prima ancora di stimolarlo a prendere decisioni, abituarlo a utilizzare gli occhi, perché è attraverso questo organo sensoriale che tutte le informazioni vengono raccolte e comunicate ai compagni, ma allo stesso tempo tenute nascoste agli avversari. La decisione e l’esecuzione del gesto sono le ultime fasi di un procedimento lungo e articolato, fatto di sensazioni, raccolta di informazioni e di comprensione di una realtà mutevole che il più delle volte gioca a scombinare i piani e a rovinare le decisioni del calciatore.
Non c’è quindi tempo per studiare le diverse opzioni, i pro e i contro e le conseguenze di una scelta, ma abbiamo bisogno di giocatori che comprendano rapidamente il gioco e che abbiano ancora istinto, imprevedibilità, sana follia e intuizioni. Per questo motivo, più che di giocatore “pensante” preferiamo parlare di giocatore “percettivo”.